Una delle caratteristiche di Jorge Mario Bergoglio è sempre stata quella di chiedere ai suoi interlocutori di pregare per lui. Già molti anni prima di diventare vescovo di Roma, non concludeva conversazione o lettera senza quella frase che nell’ultimo decennio il mondo intero ha imparato a conoscere: «Per favore, non dimenticarti di pregare per me». Per il gesuita argentino che oggi è Successore di Pietro, quelle parole non sono mai state di circostanza e anche se ripetute migliaia di volte, non sono mai diventate abitudine.
Poco dopo l’elezione di Papa Francesco, il giornalista argentino Jorge Rouillón scrisse un articolo per raccontare ciò che gli era accaduto qualche anno prima, quando Bergoglio era arcivescovo di Buenos Aires. «Un giorno ho chiesto al cardinale se poteva pregare per me, perché in quei giorni attendevo il risultato di un esame medico della prostata e c’era il dubbio che potesse esserci qualcosa di maligno. Il risultato poi era stato positivo per me e avevo completamente dimenticato la questione. Due o tre mesi dopo rividi l’arcivescovo di Buenos Aires. Appena mi vide mi domandò “Devo continuare a pregare?”. Dovetti pensarci su prima di capire a che cosa si stesse riferendo. Aveva continuato a tenere presente nella sua orazione personale ciò che per me era ormai passato in secondo piano».
La preghiera per chi chiede di essere accompagnato e custodito è un modo per essere vicini e presenti all’altro nel momento del bisogno e corrisponde a quanto Gesù stesso ha insegnato e testimoniato nel Vangelo. Era il 13 ottobre 2013 quando Francesco, in un’omelia della messa a Santa Marta, parlò del «coraggio della preghiera»: «Come preghiamo, noi? Preghiamo così, per abitudine, pietosamente ma tranquilli, o ci mettiamo noi proprio con coraggio, davanti al Signore per chiedere la grazia, per chiedere quello per cui preghiamo? Il coraggio nella preghiera: una preghiera che non sia coraggiosa non è una vera preghiera. Il coraggio di avere fiducia che il Signore ci ascolti, il coraggio di bussare alla porta... Il Signore lo dice: “Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto”. Ma bisogna chiedere, cercare e bussare».
Quante richieste di preghiera, quante suppliche sono arrivate da ogni dove al Successore di Pietro in questi anni e sono state tenute da lui presenti nella sua orazione personale, come era accaduto per quella dell’amico giornalista argentino. C’è però un altro flusso, invisibile e potente, rappresentato dalle preghiere di milioni di fedeli in tutto il mondo. Donne, uomini, bambini, anziani, famiglie. Persone semplici, che sentendo il Papa chiedere preghiere alla fine di ogni Angelus, di ogni udienza, di ogni discorso e di ogni incontro, hanno preso sul serio la sua richiesta e continuano a pregare quotidianamente per lui e per le sue intenzioni. Il regalo più bello per il vescovo di Roma che ama così tanto “fare il prete” e che non si risparmia, come abbiamo visto anche durante il suo recente ricovero al Policlinico Gemelli, è l’essere sostenuto da queste grandi preghiere dei piccoli. Il popolo di Dio che non si dimentica di pregare per Francesco domenica ha gioito nel rivederlo in piazza San Pietro.
di Andrea Tornielli